giovedì 19 aprile 2007

Oliver Kern: pianoforte solo

Sono appena tornato da un entusiasmante concerto per pianoforte solo di Oliver Kern. L'evento era organizzato dalla Società Filarmonica Ascolana, nell'ambito della stagione concertistica 2006/2007. Il programma del concerto era il seguente:
  • L. van Beethoven - Sonata in Do minore op. 13 "Patetica"
  • L. van Beethoven - Sonata in Do maggiore op. 53 "Waldstein"
  • O. Respighi - "Preludio sopa melodie gregoriane"
  • D. Seel - "Frammenti mitici"
  • M. Ravel - "Le tombeau de Couperin"
  • F. Chopin - Notturno in do diesis minore op.27/1 (bis)
  • F. Chopin - Fantasia-Improvviso in do diesis minore op.66 (bis)
In generale, l'unico aggettivo che mi viene in mente per descrivere il concerto è, come già detto, entusiasmante: le dita di Kern, musicista giovane ma già affremato interprete del repertorio pianistico romantico e novecentesco, hanno letteralmente incantato i presenti con espressività, sentimento, concretezza e - cosa che non guasta mai - una tecnica letteralmente mozzafiato.

In particolare, due sono stati i momenti che mi hanno colpito maggiormente. Il primo è stato il "Preludio sopa melodie gregoriane" di Ottorino Respighi con il suo luminoso e delicato emergere dei modi e quell'accenno di poliritmia (che forse è stato più desiderato che percepito dal mio orecchio, piuttosto avido in questo senso) che hanno riversato sui tasti di un pianoforte tutta a grandezza della più antica musica occidentale, il canto gregoriano, appunto. L'altro momento di particolare interesse è stato l'esecuzione dei "Frammenti epici" del compositore tedesco Daniel Seel che, ha spiegato - in un ottimo italiano - lo stesso Kern (in un intelligente interveto dove ha solo accennato all'incrocio di prospettive tra la musica contemporanea e la terribile psicanalisi freudiana), sono stati composti per un convegno sul tema del mito classico nella musica ed eseguiti per la prima volta a Ravenna all'incirca un paio di settimane fa, proprio in occasione del convegno. Dunque la nostra città è stata il teatro della seconda esecuzione assoluta di questi tre frammenti, 10 minuti di musica, che narrano col linguaggio delle note tre celeberrimi amori del mito greco: pare quasi di sentire i colpi martello di Pigmalione scolpire il marmo di cui si innamorerà, pare di vedere Piramo e Thisbe che si rincorrono senza mai incontrarsi, pare di perdersi nell'udire il disperato grido di Eco, cui è rimasta solo la voce a dare forma invisibile ad una sostanza intangibile. Da quanto ha spiegato Kern, il suddetto Seel ha studiato anche con Olivier Messiaen: effettivamente i "Framment epici" sono stati la prova tangibile dell'influenza del compositore francese. Il concerto in generale è stato - come dicevo - emozionante, e la mastodontica Toccata in coda a "Le tombeau de Couperin di Ravel" (di cui ho apprezzato soprattutto un delicato e sognante Menuet) è stato il giusto sipario - seguito ovviamente dai bis di rito - di una serata eccezionale.

Ora le dolenti note. La scarsa affluenza di pubblico ad un evento assolutamente eccezionale per una piazza come Ascoli, l'esiguo numero di spettatori la cui età cominciasse con una cifra minore di 5, la totale assenza delle istituzioni cittadine. Su tutto questo (sul perchè in Ascoli solo gli Amici di Maria de Filippi riescano a fare il pienone al teatro, sul perchè l'Italia abbia buttato al vento secoli e secoli di bellezza e di grande musica, sui responsabili di questa decadenza, sul perchè abbiamo paura di educare le nuove generazioni a ciò che è bello e nobile) ci sarebbe da discutere. E forse un giorno lo farò. Ma non questa sera: ho troppo sonno. Peccato, però: chi non è venuto non sa cosa si è perso.

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