lunedì 22 ottobre 2007

Ciao Benardi'...

Parlare di Berardo (o Benardi', per usare il vezzeggiativo dialettale) è difficile.

Ero laureato da appena 5 mesi, quando misi piede nello stabilimento ascolando di una grossa-multinazionale che produce cavi speciali. Benardi' gira per lo stabilimento con la sua tartaruga (una specie di piccolo muletto) arancione. Con i capelli bianchi e gli occhi azzurri, sembrava Giovanni Paolo II con una specie di papa-mobile alternativa. La mia naturale attitudine a ribattezzare le persone mi spinse a chiamarlo scherzosamente Karol (come Wojtyla): io e D., il mio "capo" all'ufficio logistica, ci scherzavamo spesso su. Per un po' lavorammo anche a stretto contatto: tra le sue mansioni c'era quella di gestire gli scarti di produzione dei vari macchinari, che io monitoravo e sui quali riferivo alla dirigenza. Mi aveva preso in simpatia: credo di non aver mai pagato un caffe' alla macchinetta, c'era sempre lui a "sponsorizzare" con la sua chiavetta a credito illimitato (credo che dentro ci avesse caricato qualcosa come 18euro...). Quando si iniziava a parlare di coppie di fatto e parificazioni delle unioni omosessuali, Benardi' scuoteva la testa e diceva ridendo "tutti tubbi (credo che il significato sia palese, in questo contesto), questi ci vogliono fare diventare tutti tubbi... vedrai, faranno una legge apposta...", e questa espressione - "tutti tubbi" - l'avevo esportata ed era diventata un modo di dire anche tra i miei amici.


Era prossimo alla pensione, ma aveva un rapporto privilegiato con i dipendenti più giovani: ci raccontava la sua gioventu', le avventure di quando aveva fatto il servizio militare a Bologna, il lavoro nel panificio di famiglia, gli anni passati in cui la situazione dello stabilimento "era migliore". Era come se sentisse la necessità di "educarci" a quel mondo particolare che è la fabbrica. Ando' in pensione ad Ottobre del 2005. Meno di un mese dopo io cambiai lavoro. Lo incontravo ogni tanto in giro per Ascoli (sua città natale, anche se da diversi anni viveva a San Benedetto del Tronto), e avevamo pianificato una cena bestiale "a tre": io, lui e D.

Benardi', 66 anni, se ne e' andato poco tempo fa, in una calda domenica d'autunno, quando un infarto (mamma mia, che impressione scrivere questa parola riferita ad un amico) lo ha sorpreso mentre con la bicicletta andava dalla sua casa di Ascoli - che non aveva mai definitivamente abbandonato - verso lo stadio comunale, dove di lì avrebbe giocato l'Ascoli Calcio, altra passione che la residenza sambenedettese non aveva spento.

Queste poche parole servono per ricordarlo.
Grazie Benardi', fai buon viaggio...

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